Beni confiscati alla mafia: nasce una task force

La maggior parte dei beni si trova nella provincia di Milano seguita da Brescia, Monza-Brianza, Como, Lecco e Pavia.

Beni confiscati alla mafia: nasce una task force
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Costituire una task force regionale indirizzata allo sviluppo di progettualità di riutilizzo sociale dei beni confiscati mafia in Lombardia, attraverso la creazione di un team tematico e multidisciplinare, interno alla Giunta regionale e che investa più Direzioni Generali in modo da garantire progettualità e best practices che possano investire più ambiti. Lo chiede la proposta di Risoluzione approvata all’unanimità in Commissione Antimafia presieduta da Monica Forte (M5Stelle), che impegna la Giunta lombarda e il Presidente Fontana ad attivarsi in tale direzione. L’auspicio contenuto nel documento approvato è che questa task force possa contribuire alla definizione di progettualità tematiche sul riutilizzo sociale dei beni confiscati e “possa impostare il lavoro di networking a livello nazionale ed europeo per condurre partenariati a presentare proposte progettuali alle prossime call comunitarie”.

Beni confiscati alla mafia: nasce una task force

Viene chiesto e raccomandato di definire già entro quest’anno la strutturazione fisica del team multidisciplinare e degli ambiti tematici strategici sui quali aggregare i funzionari dei diversi Assessorati, in modo da garantire un biennio di test e di laboratorio progettuale che possa, all’apertura delle call comunitarie 2021, rendere possibile la presentazione di progetti qualitativamente elevati in grado di concorrere al finanziamento europeo.
La proposta di Risoluzione chiede infine di individuare subito la Direzione Generale a cui affidare il compito di promuovere, programmare e coordinare gli interventi necessari per la costituzione e l’implementazione della task force regionale.

Monica Forte

“Con la creazione di questa task force –spiega Monica Forte– vogliamo in sostanza raggiungere due obiettivi prioritari: attraverso lo studio e la creazione di progetti pilota, ci proponiamo di indirizzare e incanalare parte delle risorse comunitarie proprio per finalità specifiche di riutilizzo, gestione e valorizzazione dei beni confiscati, e, in secondo luogo, rovesciando l’impostazione attuale, vogliamo indagare e approfondire le necessità specifiche di un territorio per poi andare a verificare su quel territorio l’effettiva disponibilità di un bene confiscato che possa rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze manifestate, partendo così non dal bene o immobile in quanto tale ma da necessità e sollecitazioni della comunità sociale che chiedono di essere soddisfatte”.

 La legge regionale

Regione Lombardia nel 2015 aveva approvato la legge regionale n. 17 che prevede “Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata e per la promozione della cultura della legalità” e che, tra l’altro, punta alla realizzazione di interventi volti al finanziamento delle attività per il recupero e il riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, anche mediante lo stanziamento di risorse sul fondo appositamente creato.

Aumentare il riutilizzo

“Nel corso degli anni però –sottolinea la Presidente Forte– è emerso come, nonostante la dotazione finanziaria del fondo regionale finalizzato a ristrutturare e gestire i beni confiscati, esiste anche l’esigenza di ampliare l’ambito delle esperienze progettuali per accrescere le opportunità di riutilizzo. Queste, infatti, sono spesso indirizzate in via prevalente ad emergenze di carattere strutturale degli enti (emergenza abitativa su tutte), mentre risultano carenti i progetti più strettamente rispondenti alla valorizzazione del bene confiscato per il suo riutilizzo sociale. Ecco perché in vista della nuova apertura di call europee sui nuovi programmi del prossimo settennato, è estremamente utile e opportuna –conclude Monica Forte– la creazione di un team multidisciplinare interno alla Giunta regionale in grado di contribuire alla definizione di progettualità tematiche sul riutilizzo sociale dei beni confiscati e capace di impostare il lavoro di networking a livello nazionale ed europeo in vista delle prossime call comunitarie”.

Il patrimonio  dei beni confiscati alla mafia

Ogni anno in Europa il patrimonio confiscato in termini di beni immobili ammonta a circa 4 miliardi di euro. Nel solo 2014 il valore delle confische di patrimoni nelle sole Italia, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito è stimabile in 2 miliardi di euro, con l’Italia primo Paese europeo con il 50% dell’intero patrimonio confiscato.
La Lombardia si posiziona al sesto posto su scala nazionale per numero di beni immobili confiscati dopo Sicilia, Campania, Calabria, Lazio e Puglia, come evidenziato dal rapporto 2017/2018 dell’ANBSC, l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

La situazione in Lombardia

Per quanto riguarda i beni immobili confiscati, in Lombardia risultano 1.779 beni in gestione, dei quali 1.203 adibiti a unità abitativa e 219 con destinazione commerciale o industriale; per quanto riguarda le aziende confiscate, in Lombardia risultano 263 aziende in gestione delle quali 132 confiscate in via definitiva. La maggior parte dei beni si trova nella provincia di Milano, che registra più della metà del totale regionale degli immobili confiscati, seguita dalle province di Brescia, Monza-Brianza, Como, Lecco e Pavia, con presenze minoritarie nelle altre province lombarde.

Cinque anni fa il Consiglio europeo ha approvato una Direttiva sul congelamento e la confisca di strumenti e patrimoni provenienti dalla criminalità all’interno dell’Unione che, in accordo con il Programma di Stoccolma e le conclusioni del Consiglio sulla Giustizia e gli Affari Interni, enfatizza l’importanza di un maggiore impegno nell’identificazione, nella confisca e nel riutilizzo dei patrimoni della criminalità organizzata. Le risorse finanziarie comunitarie utilizzabili per la valorizzazione ed il riutilizzo sociale dei beni confiscati sono molteplici (Fondo Sviluppo e Coesione 2007-2013 e 2014 – 2020, FESR e PON 2014-2020, FEASR) ed è tuttora in fase di definizione la dotazione dei fondi comunitari per il prossimo settennio 2021-2028.

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