"Tieni il bullo nel cassetto": progetto anti bullismo a Lodi

Il volume della Polizia Locale di Lodi presentato alla scuola media “Ada Negri” con la partecipazione del sindaco Casanova.

"Tieni il bullo nel cassetto": progetto anti bullismo a Lodi
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Questa mattina l’agente Giuseppe Naso e l’ufficiale Alberto Pavesi hanno incontrato la classe 3H della scuola secondaria di primo grado “Ada Negri” per presentare il volume “Tieni il BULLO nel cassetto”, realizzato dalla Polizia Locale di Lodi, con il supporto di numerosi sponsor, al fine di prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo.

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"Tieni il bullo nel cassetto"

La pubblicazione è già stata distribuita la scorsa estate ai grest, organizzati dalle parrocchie di Lodi, e recentemente è partita anche la campagna di sensibilizzazione nelle scuole che era già stata annunciata dalla Polizia Locale e che coinvolge gli alunni delle classi terze delle secondarie di primo grado e delle prime, seconde e terze superiori.

“Nelle prossime settimane i nostri agenti e i nostri ufficiali si confronteranno con i ragazzi degli istituti scolastici di Lodi e ciascuno di loro riceverà una copia di “Tieni il BULLO nel cassetto” - spiega il comandante della Polizia Locale Fabio Germanà Ballarino -. Durante questi appuntamenti di formazione, che programmeremo di volta in volta in base alle disponibilità delle scuole, cercheremo di fare sensibilizzazione sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, sempre più pericolosi e diffusi”.

Adesione dell'amministrazione comunale

Il Sindaco Sara Casanova ha sottolineato la piena adesione dell’Amministrazione comunale al progetto: “Il compito di noi Amministratori è da un lato supportare chi è vittima di atteggiamenti prevaricatori e dall’altro invitare a denunciare questi comportamenti alle autorità preposte. L’obbiettivo fondamentale non è però quello di trovare una soluzione ai singoli episodi di aggressione, ma di costruire iniziative di formazione, come quella promossa dalla nostra Polizia Locale, per rendere i ragazzi consapevoli delle conseguenze di azioni solo apparentemente banali, ma in realtà potenzialmente lesive della dignità delle persone, come la pubblicazione sui social network di immagini e video offensivi che con un click diventano virali”.

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