Vino contraffatto: il mediatore vinicolo si dichiara innocente davanti al Gip

L'uomo è uno dei sette indagati accusati di aver immesso sul mercato vino Doc e Igt contraffatto. 

Vino contraffatto: il mediatore vinicolo si dichiara innocente davanti al Gip
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L’uomo è uno dei sette indagati accusati di aver immesso sul mercato vino Doc e Igt contraffatto.

Mediatore vinicolo davanti al Gip

Si è dichiarato innocente ed estraneo ai fatti Claudio Rampini, il mediatore vinicolo che da mercoledì si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di aver venduto del vino contraffatto. Il 63enne è una delle cinque persone che sono finite in manette al termine dell’operazione attivata in seguito all’indagine della Guardia di finanza e dei Carabinieri di Pavia e relativa alla contraffazione del vino, irregolarmente immesso sul mercato.

Il mediatore vinicolo è stato interrogato venerdì mattina, 24 gennaio 2020, dal giudice per le indagini preliminari di Pavia. Su suggerimento dei suoi difensori, l’Avv. Casali e l’Avv. Frattoni, Rampini ha risposto a tutte le domande presentate dal giudice, dichiarandosi estraneo ai fatti ed innocente. Il 63enne ha raccontato che le sue mansioni non riguardavano la produzione del vino, ma che faceva esclusivamente da mediatore commerciale. Il suo lavoro era quello di mettere in contatto gli acquirenti e la cantina, senza occuparsi della qualità della merce effettivamente venduta. Per tale motivo ha dichiarato di non sapere nulla della truffa e di esserne totalmente estrneo.

L’indagine dei finanzieri e carabinieri pavesi

L’accusa nei confronti degli indagati è quella di aver, in concorso tra loro, rivenduto sul mercato nazionale e mondiale vino scadente spacciandolo per vino di qualità, certificato quale Doc o Igt. In particolare sette persone sono ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari (DOC e IGP), nonché all’utilizzo e all’emissione di fatture false che servivano a giustificare quantitativi di vini etichettabili con denominazioni pregiate, non presenti in magazzino, e sostituiti dal produttore con vini di qualità inferiore, alterati e destinati alla vendita come vini di tipologie tipiche dell’Oltrepò Pavese.

Agli arresti domiciliari ci sono finiti anche Alberto Carini, presidente della cantina sociale di Canneto Pavese, Carla Colombi, vicepresidente della stessa cantina, Aldo Venco, eonologigo e vice presidente di Assoenologi Lombardia-Liguria, e l’enologo Massimo Caprioli.

Per gli altri due coinvolti, i produttori di Borgo Priolo e Santa Maria dell Versa, un 41enne e un 49enne, è imposto l’obbligo di firma.

(In copertina un’immagine di Rampini tratta dal suo profilo facebook)

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