Bataclan lo scrittore colpito da due proiettili racconta l’incubo

Al Bataclan c’è un solo scrittore: Erwan Lahrer, che riceve due pallottole di kalashnikov. Sopravvive e fa della propria storia un oggetto letterario.

Bataclan lo scrittore colpito da due proiettili racconta l’incubo
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Bataclan: quella tragica notte fra le vittime dell’attacco terroristico c’era anche uno scrittore che è sopravvissuto e ora presenta il libro che racconta la tragedia.

Bataclan: “Il libro che non volevo scrivere”

Un’esperienza personale dolorosa, una prova di grande talento letterario, una riflessione profonda sulla vita. Paragonato dalla stampa francese a Emmanuel Carrère, Jonathan Safran Foer e Truman Capote. L’unico scrittore presente quella sera Erwan Larher. Il libro che non volevo scrivere verrà presentato, alla presenza dell’autore, al Porte Aperte Festival di Cremona, domenica 1 luglio alle 16,00.

Due pallottole

Larher ha ricevuto nel corpo due pallottole di kalashnikov. Sopravvive e fa della propria storia un oggetto letterario. “Sono un romanziere. Invento storie. Trame. Personaggi. E, spero, una lingua. Per dire e interrogare il mondo, le cose umane. Mi è capitata una disavventura, e per il romanziereche divide la sua vita con me si è trattato di un guaio: una sera parigina di novembre, mi sono trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato; e lui con me“.

La tragedia

Alle 21,40 del 13 novembre 2015, tre terroristi legati all’ISIS fanno irruzione nel teatro Bataclan, a Parigi, armati fino ai denti. Nelle ore successive uccidono 130 persone e ne feriscono circa 360. Fra i feriti, un solo scrittore, Erwan Larher. Fortunata coincidenza, essere al centro della storia e uscirne vivo, per chi vive di storie. Ma come venirne a capo quando la storia in questione è privata e pubblica, lutto collettivo e tragedia personale? Raccontare è difficile, quasi eticamente scorretto, e l’equilibrio fra io e noi impossibile da accordare. Per un anno, Larher rifiuta interviste e dichiarazioni pubbliche. Fino al momento in cui, richiamato al dovere che il ruolo gli impone, dopo una lunga elaborazione del lutto, il libro comincia a colargli fra le dita. Il risultato è un «oggetto letterario» anomalo, drammatico e ironico, divertente e desolato, in cui i tragitti del Caso (o del Destino) attraversano l’infanzia borghese, l’adolescenza da rocker in erba, l’età adulta da discografico-scrittore, e portano Erwan nell’occhio del ciclone. Accanto a lui, in un gioco di alternanze, le testimonianze dirette di familiari, amici più o meno intimi, compagne, nella loro versione del dramma. Di fronte a lui, un alter ego, Iblis, materializzatosi dal lato oscuro della sua (nostra) stessa marginalità, armato di kalashnikov.

L’autore

Erwan Larher è nato a Clermont-Ferrand nel 1970. Lavora nell’industria musicale fino ai trent’anni, quando la lascia per dedicarsi alla scrittura. Ma continua ad ascoltare e ad amare il rock, a fare il paroliere, a scrivere serie TV. Di recente ha fondato a Poitiers una residenza per scrittori. Il libro che non volevo scrivere è il suo quarto romanzo, ed è quello che gli ha procurato la notorietà.

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