Gioele Dix in “Confidenze fatali” al Teatro alle Vigne

“Citas a ciegas” sarà di scena mercoledì 9 gennaio alle ore 21.

Gioele Dix in “Confidenze fatali” al Teatro alle Vigne
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Gioele Dix in “Confidenze fatali” al Teatro alle Vigne mercoledì 9 gennaio 2019 alle ore 21.

Gioele Dix in “Confidenze fatali”

Mercoledì 9 gennaio 2019 alle 21 al Teatro alle Vigne di Lodi (0371 409 855 www.teatroallevigne.com) va in scena il quarto spettacolo della Stagione di Prosa, Citas a ciegas (Confidenze fatali), di Mario Diament, con Gioele Dix, Laura Marinoni, Elia Schilton, Sara Bertelà, Roberta Lanave, scena Gianmaurizio Fercioni, luci Camilla Piccioni, costumi Nicoletta Ceccolini; traduzione, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah. Produzione Teatro Franco Parenti e Fondazione Teatro della Toscana.

“Un thriller appassionante, un avvincente intreccio di incontri apparentemente casuali dove violenza, inquietudine e comicità serpeggiano dentro rapporti d'amore[…].Credo che questa storia sia molto vicina alla nostra esperienza quotidiana. In molte affermazioni e riflessioni dei personaggi si può intravedere qualcosa di sé, qualcosa in cui riconoscersi ” (A.R.Shammah).

Un uomo cieco è seduto su una panchina di un parco a Buenos Aires. È un famoso scrittore e filosofo – chiaramente ispirato all’autore argentino Jorge Luis Borges. Quella mattina, la sua meditazione viene interrotta da un passante: da qui una serie di incontri e dialoghi, che svelano legami sempre più inquietanti, misteriosi e a tratti inaspettatamente divertenti.

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“È un testo semplicissimo e complesso allo stesso tempo – sottolinea Gioele Dix –, non può non piacere, anche perché c’è una trama fitta di incroci, dove le cose che non succedono in questo mondo magari succedono in una versione parallela della realtà. Può apparire statico ma dentro possiede una dinamica affascinante. Un vero scavo in profondità, che mette in crisi le certezze”.

Come Borges, che crebbe parlando e scrivendo in inglese e spagnolo e visse in diversi paesi, Diament è uno scrittore interculturale, un emigrato e un esule che scrive della e sull’Argentina, sull’identità e l’isolamento, come fece il grande poeta argentino.

“I sudamericani sono maestri del tragicomico e del realismo magico. Questa è una storia dalle possibilità infinite” (L. Marinoni)

Così la critica

“Un testo molto sudamericano, molto argentino sia nel gioco di destini incrociati che ne scandisce la trama, sia nel fatto che al centro di essa c’è proprio il padre nobile degli scrittori argentini, Borges […] La regia della Shammah l’affronta con una sorta di eleganza sospesa, sul filo dell’inespresso. (R.Palazzi – Il Sole-24 Ore)

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