Centri per l'impiego e "ritorno" alle Province: Fp Cgil Lombardia critica

La segretaria della Funzione pubblica Gardella: "Dubbi di compatibilità e forti perplessità".

Centri per l'impiego e "ritorno" alle Province: Fp Cgil Lombardia critica
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I Centri per l’impiego e l’intero settore Lavoro delle Province dovevano passare sotto l’egida della Regione entro il 30 giugno, ora la Giunta Fontana è orientata a lasciare i servizi dove sono. Ma non sarebbe così semplice… almeno secondo la Cgil Lombardia.

Centri per l’impiego: l’orientamento di Fontana

“Riaffermiamo il principio di sussidiarietà e in questo modo stiamo cercando di trovare una soluzione anche per le Afol, le Agenzie per la Formazione, l’Orientamento e il Lavoro”.

Così alcuni giorni fa il governatore della Lombardia Attilio Fontana, ragionando sulla possibilità di trasferire alle Province funzioni e risorse per quanto concerne i Centri per l’impiego.

Facciamo un passo indietro

Quello della competenza sui Centri per l’Impiego era un passaggio (dalle Province alle Regioni) avviato sin dall’approvazione della famosa Legge Delrio. Un percorso che sembrava inesorabile e il cui traguardo ultimo sarebbe fatalmente stato raggiunto il 30 giugno 2018.

E invece niente, tutto da rifare

A fine maggio, infatti, la Regione ha varato un Progetto di Legge (la discussione in Consiglio regionale è prevista per il 26 giugno) destinato a disegnare un nuovo modello organizzativo che prevede la governance da parte di Regione, attraverso le attività di indirizzo e controllo, e il trasferimento dei procedimenti amministrativi e del personale alle Province e a alla Città Metropolitana, anche attraverso agenzie e società consortili già costituite (Afol ed Eurolavoro).

I dubbi della Fp Cgil Lombardia

“La Giunta Fontana ha deciso di non ‘regionalizzare’ il personale e di riattribuirlo negli organici di Province e Città Metropolitana. Noi abbiamo evidenziato le criticità in merito alla modalità di trasferimento e anche alla scelta di non riconoscere il livello regionale di salario accessorio”.

A mettere le mani avanti è Mavì Gardella, segretaria regionale della Funzione pubblica della Cgil.

“Secondo noi ci sono dubbi di compatibilità fra il Pdl elaborato da Palazzo Lombardia e le normative precedenti sull’argomento, vale a dire Legge Delrio, il Jobs Act e anche la Finanziaria 2017. Soprattutto riguardo al personale, perché se ragionassimo su un contratto nazionale non ci sarebbe alcun problema, un contratto decentrato in termini economici invece è diverso fra Province e Regioni”.

“Forti perplessità”

“Qui il vero problema è che se non si fa un piano di assunzioni, i Centri per l’impiego non possono funzionare: è la carenza di risorse il nodo. E le province non hanno potere di assumere, ma solo di sostituire chi va in pensione. E poi ci vogliono i fondi, che devono essere messi a disposizione dalla conferenza Stato/regioni”.

Sono circa 750 gli operatori dei 63 Centri per l’impiego in Lombardia: 519 dipendenti pubblici, gli altri in capo ad agenzie per il lavoro collegate.

“Ci sono modelli differenti – ha concluso Gardella – Afol Città Metropolitana di Milano è al 70% (70% del personale è privato direttamente assunto e il restante personale è invece pubblico), mentre Afol Mb è interamente di proprietà della Provincia, poi c’è anche Legnano, dove opera una società privata con 17 dipendenti pubblici in distacco. Non è facile uniformare questo variegato scenario: prima del passaggio del 26 giugno, in Commissione, porteremo tutte le nostre obiezioni, nutriamo forti perplessità”.

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