"L'incendio a Codogno è l’ammonimento al Lodigiano a riprendere in mano il tema dei rifiuti"

Il Pd rifocalizza l'attenzione sui rifiuti e attacca la destra

"L'incendio a Codogno è l’ammonimento al Lodigiano a riprendere in mano il tema dei rifiuti"
Pubblicato:

L'incendio di Codogno non è solo una minaccia ad ambiente e salute o un campanello d'allarme su possibili azioni dolose: è un monito a ricordare che sulla gestione dei rifiuti il lodigiano è rimasto senza una guida ed una strategia di livello territoriale.

Il comunicato stampa del Partito Democratico di Lodi

L’incendio che ha colpito un centro di stoccaggio rifiuti a Codogno non è solo l’ennesimo episodio di una allarmante serie da tempo in corso in Lombardia e non pone soltanto una pur doverosa questione di prevenzione dei rischi e di rigorosa vigilanza sull’idoneità strutturale e l’efficienza gestionale degli impianti dove si svolgono attività di questo tipo (questione che in primis richiama le prerogative e le funzioni della Regione).
Anche se le numerose e diversificate dinamiche sottintese a questo grave fatto richiamano questioni di scala ben più ampia di quella locale (dalla sovrapproduzione di rifiuti ad aspetti critici delle normative comunitarie, sino ad alcune controverse scelte legislative anche nazionali), l’occasione porta inevitabilmente (e opportunamente) a sviluppare anche riflessioni in chiave territoriale.

"Manca una seria e puntuale politica in materia di rifiuti"

A questo proposito, ciò che emerge con evidenza è la mancanza di una seria e puntuale politica territoriale in materia di rifiuti, frutto anche della incapacità della Provincia di assumere un forte ruolo di regia per l’intero Lodigiano, in questo come in molti altri ambiti in cui sarebbe necessaria una pianificazione in grado di governare i fenomeni ed i problemi in un’ottica di area vasta, oltre ad una capacità progettuale che restituisca al territorio un protagonismo diretto anche nella gestione dei servizi.

Abrogati i Piani Provinciali di gestione dei rifiuti

La prima “picconata” all’autonomia dei territori in questa delicata materia è stata portata dalla Regione con la Legge 5 del 2015, che ha abrogato i Piani Provinciali di Gestione dei Rifiuti, lasciando alle Province solo il compito di individuare nei Ptp le aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento, esautorandole invece da ogni altro aspetto di coordinamento del “sistema rifiuti” (monitoraggio quali/quantitativo sulla produzione, costruzione di soluzioni impiantistiche per rendere il territorio autonomo in termini di capacità di smaltimento, elaborazione di politiche ambientali etc.).

La destra ha affossato la società pubblica Sogir per la gestione territoriale della raccolta rifiuti

In questo scenario, solo una iniziativa forte ed il più possibile condivisa da parte degli enti locali avrebbe potuto garantire al territorio di mantenere una “cabina di regia” e di intervenire in questo cruciale settore con strumenti efficaci. Questa iniziativa c’era e si chiamava Sogir, la società pubblica creata per promuovere una gestione territoriale del  servizio di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, all’insegna delle economie di scala, del controllo delle tariffe, della solidarietà a favore dei Comuni meno strutturati, dell’apertura a innovazioni di processo capaci di incentivare la riduzione degli scarti e le pratiche di recupero, della tutela di competenze e professionalità sviluppate negli anni dagli oltre 100 dipendenti delle ex aziende municipalizzate attive nel settore. C’era e non c’è più, perché le amministrazioni di centrodestra, trainate dal capoluogo Lodi, l’hanno affossata prima che diventasse operativa (tra l’altro sprecando senza motivo le risorse investite dai Comuni per la costituzione del capitale di partenza). Il tutto nel silenzio assoluto della Provincia, che sull’argomento non ha una strategia, una posizione, una direzione. Così come senza direzione sono rimasti i singoli Comuni, che procedono in ordine sparso, tra le insidie di un mercato complicato ed esposto anche ad infiltrazioni criminali, nelle difficoltà amministrative di gare d’appalto complesse e con standard di servizio che cambiano da località a località. Ecco perché le fiamme che si sono levate a Codogno non sono solo un’emergenza immediata a livello ambientale e sanitario o il possibile segnale di una inquietante azione dolosa, ma sono anche l’ammonimento al Lodigiano a riprendere in mano un tema che richiede coordinamento, unità di intenti e condivisione di scelte.

LEGGI ANCHE: Incendio Codogno: Arpa all’opera per capire cosa abbiamo respirato in questi giorni

TORNA ALLA HOME

Seguici sui nostri canali